Qualcuno non lo chiamerebbe stoemp

Come accompagnare, in un bollente maggio, delle polpette al limone con la loro salsa, sapendo che il Collaboratore ama molto qualsiasi cosa assomigli a un purè? Non ho alcuna voglia di mettermi a seguire la ricetta che lui preferisce, quella che il britannico e irascibile guru Gordon Ramsay raccoglie ne "Il pranzo della domenica" e poi, il bianco delle patate con il pallore delle polpette mi deprime. Così volo tra Belgio e Paesi Bassi e penso al cremoso, ricco e dolce accompagnamento che spesso gustiamo in un bistrot belga di Milano, lo stoemp. Ci sono le patate, ma anche l'arancio delle carote. Ci andrebbero anche pancetta, panna e burro, ma faccio finta di niente. Lavo cinque patate vecchie - circa un chilo, ma di stoemp ne avanzerà - e tre carote. Le taglio a pezzi il più possibile omogenei e le butto nella Staub precedentemente unta con una noce di burro. Aggiungo una cipolla intera e una gamba di sedano. Mezza presa di sale grosso e copro d'acqua un dito sotto le verdure. Copro e faccio andare per una mezz'ora. Quando le patate sono morbide, controllo quanta acqua sia rimasta, se mi sembra troppa, un poco la scolo, ma mi servirà per lasciare una parvenza di setosità. tolgo cipolla e sedano. Con una frusta inizio a schiacciare il tutto dopo aver condito con un giro d'olio e altrettanto di aceto bianco. Attenzione: il tutto resti rustico, non è un purè. Assaggio come sia a sale, guarnisco con pepe e una decina di foglie di prezzemolo tritate. Lo porto in tavola ancora in pentola. Si accompagna a secondi delicati e con buona dose di salsa. Una ricetta di certo più originale la potete trovare qui.


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