La fruttivendola di Ischia Porto

Nella cucina blu c'è una cosa che non smetteremmo mai di fare: le valigie. Abbastanza banale, ma che ci volete fare. Siamo noiosi. Nel dubbio, teniamo un trolley sempre pronto all'uso e uno zaino già fornito di lenti a contatto, spazzolino da denti, crema mani e viso e caricatore. Tra le mete preferite mercati e supermercati, dove perdiamo - e facciamo perdere - ore a sbirciare tra gli scaffali. Cerchiamo soprattutto i volti delle persone che si affaccendano per la spesa quotidiana, immaginando quali case li attendano, quali vite, quali lampadari. Non so perché, ma le lampade raccontano tanto delle persone. Quando tornate a casa la sera e vedete una finestra illuminata, non vi cade mai l'occhio sui lampadari? Ne ricordo uno, un particolare. Lo vedevo ogni notte, rincasando tardi, da studente. Di plastica rossa, sapeva di cucina e di camomilla della sera. Mi tranquillizzava in quelle passeggiate buie. Ecco le congetture, quelle in cui ci perdiamo tra bancarelle e corsie, nei "forse se abitassi qui sarei..." e arriviamo sempre alla solita, banale conclusione: "Credo che sarei felice se vivessi qui".
A Ischia, nella testa, faccio la fruttivendola. Il banchetto l'ho anche trovato.




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